S. Gertrude la Grande
Nata nel 1256 in Germania, la persona di cui parliamo venne affidata alle monache di Helfta a 5 anni e visse con loro per il resto della sua vita. Fu educata in una scuola eccellente all’abbazia e presto mostrò un’intelligenza eccezionale.
A 26 anni ebbe una visione in cui si trovò davanti a una siepe di spine, ma il Signore la sollevò e la pose dalla sua parte. Da allora iniziò a seguire il profumo dei balsami del Signore e imparò che il suo amore è mite e leggero. La sua vita spirituale è documentata nelle “Rivelazioni”, un’opera composta da 5 libri.
Santa Gertrude la Grande è stata una monaca benedettina vissuta in Germania nel XIII secolo. Fu educata all’abbazia di Helfta e presto mostrò un’intelligenza eccezionale. Ha avuto molte visioni spirituali e ha scritto un’opera chiamata “Rivelazioni”, che documenta la sua vita spirituale e le sue esperienze. La sua devozione a Gesù e la sua attenzione alle preghiere per i defunti hanno reso Gertrude una figura importante nella tradizione cristiana. È venerata come santa dalla Chiesa cattolica e dalla Chiesa luterana.
All’età di cinque anni, Gertrude fu inviata al monastero cistercense di Helfta, fondato nel 1229 dal conte Burchard di Mansfeld. La badessa Gertrude di Hackeborn fu responsabile del monastero e ne fu la guida per circa quarant’anni. Ci sono stati molti malintesi a causa della somiglianza dei nomi, che hanno portato la gente a pensare che fosse la badessa del suo stesso monastero. Gertrude ebbe il privilegio di essere istruita da Santa Matilde, sorella della badessa, che rimase molto colpita dalla sua allieva. Gertrude aveva un intelletto notevole, una natura volitiva e un discernimento acuto, che la distinguevano dai suoi coetanei. Imparò rapidamente il latino, lesse molti libri di teologia e fu persino ammirata dagli studiosi più colti per la sua vasta conoscenza. Nonostante la sua immensa passione per lo studio, ciò le impediva di dedicarsi ad atti spirituali come la preghiera o la contemplazione.
All’inizio del 1281, Gertrude ebbe un’appassionata crisi spirituale che la convertì. Si sentiva sola e isolata all’interno del monastero, senza qualcuno con cui condividere la sua angoscia e il suo sconforto e senza alcun aiuto da cui dipendere; così, concentrò la sua attenzione su Dio e sentì un legame irresistibile con Lui. Il 27 gennaio dell’anno successivo, grazie a una visione, incontrò la pace.
Il Signore le apparve e le disse: “La tua liberazione è quasi arrivata”, ed ella vide la sua mano divina afferrare la sua in segno di accordo solenne della promessa. Poi Gesù aggiunse: “Hai abbracciato il globo con i miei avversari e hai gustato il miele attaccato alle spine; torna da me e ti accoglierò con l’ebbrezza delle mie gioie celesti”.
In una notte santa dell’Annunciazione, Santa Geltrude stava recitando l’Ave Maria con altre persone, quando all’improvviso notò che il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo stavano inviando tre flussi di energia che entravano e uscivano dal cuore di Maria Santissima. Sentì allora una voce che diceva che nessuno era più potente, saggio o teneramente misericordioso di Maria.
La santa sapeva anche che quella stessa effusione del cuore della Trinità nel cuore di Maria avrebbe avuto luogo ogni volta che qualcuno avesse recitato devotamente l’Ave Maria, e le benedizioni di questo flusso si sarebbero diffuse agli Angeli e ai Santi come rugiada nutriente. Inoltre, ogni volta che qualcuno recita l’Ave Maria, la ricchezza spirituale donata dall’incarnazione del Figlio di Dio si accresce nell’anima di quella persona.
Gertrude era sopraffatta dalla gioia dei piaceri celesti. Fu la prima a diffondere la devozione verso il Cuore di Gesù. Mentre Santa Margherita Alacoque fu incaricata da Gesù di far conoscere il Suo amore al mondo nel 1674, a Gertrude fu detto da Lui di scrivere un libro che avrebbe esposto tutto il Suo Cuore quattro secoli prima. Il giorno in cui Gertrude terminò il libro, il Signore si mostrò a lei e le disse: “Questo libro è mio e l’ho conservato nel mio cuore.
Ogni lettera di esso avrà una traccia della mia divinità e la persona che lo leggerà con riverenza per il mio onore ne beneficerà in eterno”. Il giorno della festa di San Martino, Gesù le apparve e le disse: “Presto ti toglierò da questa vita”. Il mercoledì di Pasqua successivo, Gertrude sentì qualcuno che la chiamava: “Vieni, mia eletta, e farò di te il mio trono”. Questo fu il suo avviso per prepararsi alla morte, che avvenne pacificamente poco dopo.
La sua opera consiste in due pezzi, di cui solo il “Legatus”, un inno alla misericordia divina, è scritto di suo pugno. Le altre creazioni, tra cui una biografia di lei, sono state scritte dalla sorella utilizzando i suoi appunti e aneddoti. Le cerimonie religiose che servirono da base per le sue avventure spirituali sono evidenti nel testo e l’uso del linguaggio biblico è prominente.
Il fulcro del suo insegnamento è incentrato su Cristo e sulla sua convinzione che la misericordia del Salvatore la legasse alla sua divinità tanto da sentirsi come Maria, la sposa e madre di Gesù. Visse con l’idea di essere sempre alla presenza di Dio e di vedere Gesù, il Dio fattosi uomo e il Redentore, con il cuore spezzato, disposta a sopportare ciò che non era ancora stato compiuto dalla Passione. Morì nel 1301 o 1302 ed è considerata una delle più grandi mistiche cristiane. (Eisleben, Germania, 1256 circa – Monastero di Helfta, Germania, 1302)
Preghiera a S. Gertrude la Grande
O Dio, che per mezzo della preghiera e della gloriosa vita dei tuoi Santi e in particolar modo di Santa Geltrude, hai chiamato i nostri padri alla mirabile luce del Vangelo, fa’ che anche noi viviamo nell’impegno per una nuova evangelizzazione di questo terzo millennio cristiano e, superando le insidie del maligno, cresciamo nella grazia e nella conoscenza del nostro Signore Gesù Cristo, che vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.
Preghiera a Santa Gertrude
Santa Gertrude, prega per noi. Tu che hai dedicato la tua vita alla devozione a Gesù e alla contemplazione del suo amore infinito, intercedi per noi presso il trono del Signore. Con la tua preghiera potente, ottienici il dono della pace e della consolazione nei momenti difficili, e la forza per perseguire la santità in questa vita. Amen.
Preghiera a Santa Gertrude per la pace e serenità
Santa Gertrude, amorevole santa e devota serva di Dio, ti ringraziamo per la tua vita esemplare e per il tuo amore incondizionato per Gesù Cristo. Ti preghiamo di intercedere per noi presso il trono del Signore, affinché possiamo sentirci avvolti dal suo amore e dalla sua pace.
Aiutaci a seguirti sulla strada della santità, a vivere la nostra vita con fede, speranza e carità. Donaci la forza per superare le difficoltà e le tentazioni, e il coraggio per affrontare le sfide con fede e umiltà.
Con il tuo intercessione, aiutaci a trovare la pace e la serenità nei momenti di difficoltà, e a trovare conforto nella preghiera e nella contemplazione della bellezza della creazione.
Santa Gertrude, ti preghiamo di essere sempre al nostro fianco e di pregare per noi, affinché possiamo raggiungere la piena realizzazione del nostro potenziale spirituale e vivere una vita piena di amore, gioia e pace. Amen.
Benedetto XVI – Udienza generale 6.10.2010
Cari fratelli e sorelle,
Santa Gertrude la Grande, della quale vorrei parlarvi oggi, ci porta anche questa settimana nel monastero di Helfta, dove sono nati alcuni dei capolavori della letteratura religiosa femminile latino-tedesca. A questo mondo appartiene Gertrude, una delle mistiche più famose, unica donna della Germania ad avere l’appellativo di “Grande”, per la statura culturale ed evangelica: con la sua vita e il suo pensiero ha inciso in modo singolare sulla spiritualità cristiana. È una donna eccezionale, dotata di particolari talenti naturali e di straordinari doni di grazia, di profondissima umiltà e ardente zelo per la salvezza del prossimo, di intima comunione con Dio nella contemplazione e di prontezza nel soccorrere i bisognosi.
A Helfta si confronta, per così dire, sistematicamente con la sua maestra Matilde di Hackeborn, di cui ho parlato nell’Udienza di mercoledì scorso; entra in rapporto con Matilde di Magdeburgo, altra mistica medioevale; cresce sotto la cura materna, dolce ed esigente, della Badessa Gertrude. Da queste tre consorelle attinge tesori di esperienza e sapienza; li elabora in una propria sintesi, percorrendo il suo itinerario religioso con sconfinata confidenza nel Signore. Esprime la ricchezza della spiritualità non solo del suo mondo monastico, ma anche e soprattutto di quello biblico, liturgico, patristico e benedettino, con un timbro personalissimo e con grande efficacia comunicativa.
Nasce il 6 gennaio del 1256, festa dell’Epifania, ma non si sa nulla né dei genitori né del luogo di nascita. Gertrude scrive che il Signore stesso le svela il senso di questo suo primo sradicamento: “L’ho scelta per mia dimora perché mi compiaccio che tutto ciò che c’è di amabile in lei sia opera mia […]. Proprio per questa ragione io l’ho allontanata da tutti i suoi parenti perché nessuno cioè l’amasse per ragione di consanguineità e io fossi il solo motivo dell’affetto che le si porta” (Le Rivelazioni, I, 16, Siena 1994, p. 76-77).
All’età di cinque anni, nel 1261, entra nel monastero, come si usava spesso in quella epoca, per la formazione e lo studio. Qui trascorre tutta la sua esistenza, della quale lei stessa segnala le tappe più significative. Nelle sue memorie ricorda che il Signore l’ha prevenuta con longanime pazienza e infinita misericordia, dimenticando gli anni della infanzia, adolescenza e gioventù, trascorsi – scrive – “in un tale accecamento di mente che sarei stata capace […] di pensare, dire o fare senza alcun rimorso tutto ciò che mi fosse piaciuto e dovunque avessi potuto, se tu non mi avessi prevenuta, sia con un insito orrore del male ed una naturale inclinazione per il bene, sia con la vigilanza esterna degli altri. Mi sarei comportata come una pagana […] e ciò pur avendo tu voluto che fin dall’infanzia e cioè dal mio quinto anno di età, abitassi nel santuario benedetto della religione per esservi educata fra i tuoi amici più devoti” (Ibid., II, 23, p. 140s).
Gertrude è una studentessa straordinaria, impara tutto ciò che si può imparare delle scienze del Trivio e del Quadrivio, la formazione di quel tempo; è affascinata dal sapere e si dà allo studio profano con ardore e tenacia, conseguendo successi scolastici oltre ogni aspettativa. Se nulla sappiamo delle sue origini, molto ella ci dice delle sue passioni giovanili: letteratura, musica e canto, arte della miniatura la catturano; ha un carattere forte, deciso, immediato, impulsivo; sovente dice di essere negligente; riconosce i suoi difetti, ne chiede umilmente perdono. Con umiltà chiede consiglio e preghiere per la sua conversione. Vi sono tratti del suo temperamento e difetti che l’accompagneranno fino alla fine, tanto da far stupire alcune persone che si chiedono come mai il Signore la prediliga tanto.
Da studentessa passa a consacrarsi totalmente a Dio nella vita monastica e per vent’anni non accade nulla di eccezionale: lo studio e la preghiera sono la sua attività principale. Per le sue doti eccelle tra le consorelle; è tenace nel consolidare la sua cultura in svariati campi. Ma, durante l’Avvento del 1280, inizia a sentire disgusto di tutto ciò, ne avverte la vanità e il 27 gennaio del 1281, pochi giorni prima della festa della Purificazione della Vergine, verso l’ora di Compieta, la sera, il Signore illumina le sue dense tenebre.
Con soavità e dolcezza calma il turbamento che l’angoscia, turbamento che Gertrude vede come un dono stesso di Dio “per abbattere quella torre di vanità e di curiosità che, pur portando ahimè e il nome e l’abito di religiosa, io ero andata innalzando con la mia superbia, onde almeno così trovar la via per mostrarmi la tua salvezza” (Ibid., II,1, p. 87). Ha la visione di un giovanetto che la guida a superare il groviglio di spine che opprime la sua anima, prendendola per mano. In quella mano, Gertrude riconosce “la preziosa traccia di quelle piaghe che hanno abrogato tutti gli atti di accusa dei nostri nemici” (Ibid., II,1, p. 89), riconosce Colui che sulla Croce ci ha salvati con il suo sangue, Gesù.
Da quel momento la sua vita di comunione intima con il Signore si intensifica, soprattutto nei tempi liturgici più significativi – Avvento-Natale, Quaresima-Pasqua, feste della Vergine – anche quando, ammalata, era impedita di recarsi in coro.
È lo stesso humus liturgico di Matilde, sua maestra, che Gertrude, però, descrive con immagini, simboli e termini più semplici e lineari, più realistici, con riferimenti più diretti alla Bibbia, ai Padri, al mondo benedettino.
La sua biografa indica due direzioni di quella che potremmo definire una sua particolare “conversione”: negli studi, con il passaggio radicale dagli studi umanistici profani a quelli teologici, e nell’osservanza monastica,con il passaggio dalla vita che ella definisce negligente alla vita di preghiera intensa, mistica, con un eccezionale ardore missionario. Il Signore, che l’aveva scelta dal seno materno e fin da piccola l’aveva fatta partecipare al banchetto della vita monastica, la richiama con la sua grazia “dalle cose esterne alla vita interiore e dalle occupazioni terrene all’amore delle cose spirituali”.
Gertrude comprende di essere stata lontana da Lui, nella regione della dissomiglianza, come ella dice con sant’Agostino; di essersi dedicata con troppa avidità agli studi liberali, alla sapienza umana, trascurando la scienza spirituale, privandosi del gusto della vera sapienza; ora è condotta al monte della contemplazione, dove lascia l’uomo vecchio per rivestirsi del nuovo. “Da grammatica diventa teologa, con l’indefessa e attenta lettura di tutti i libri sacri che poteva avere o procurarsi, riempiva il suo cuore delle più utili e dolci sentenze della Sacra Scrittura. Aveva perciò sempre pronta qualche parola ispirata e di edificazione con cui soddisfare chi veniva a consultarla, e insieme i testi scritturali più adatti per confutare qualsivoglia opinione errata e chiudere la bocca ai suoi oppositori”(Ibid., I,1, p. 25).
Gertrude trasforma tutto ciò in apostolato: si dedica a scrivere e divulgare la verità di fede con chiarezza e semplicità, grazia e persuasività, servendo con amore e fedeltà la Chiesa, tanto da essere utile e gradita ai teologi e alle persone pie. Di questa sua intensa attività ci resta poco, anche a causa delle vicende che portarono alla distruzione del monastero di Helfta. Oltre all’Araldo del divino amore o Le rivelazioni, ci restano gli Esercizi Spirituali, un raro gioiello della letteratura mistica spirituale.
Nell’osservanza religiosa la nostra Santa è “una salda colonna […], fermissima propugnatrice della giustizia e della verità” (Ibid., I, 1, p. 26), dice la sua biografa.Con le parole e l’esempio suscita negli altri grande fervore. Alle preghiere e alle penitenze della regola monastica ne aggiunge altre con tale devozione e tale abbandono fiducioso in Dio, da suscitare in chi la incontra la consapevolezza di essere alla presenza del Signore. E di fatto Dio stesso le fa comprendere di averla chiamata ad essere strumento della sua grazia. Di questo immenso tesoro divino Gertrude si sente indegna, confessa di non averlo custodito e valorizzato. Esclama: “Ahimè! Se Tu mi avessi dato per tuo ricordo, indegna come sono, anche un filo solo di stoppa, avrei pur dovuto riguardarlo con maggior rispetto e reverenza di quanto ne abbia avuta per questi tuoi doni!” (Ibid., II,5, p. 100). Ma, riconoscendo la sua povertà e la sua indegnità, ella aderisce alla volontà di Dio, “perché – afferma – ho così poco approfittato delle tue grazie che non posso risolvermi a credere che mi siano state elargite per me sola, non potendo la tua eterna sapienza venir frustrata da alcuno. Fa’ dunque, o Datore di ogni bene che mi hai gratuitamente elargito doni così indebiti, che, leggendo questo scritto, il cuore di uno almeno dei tuoi amici sia commosso al pensiero che lo zelo delle anime ti ha indotto a lasciare per tanto tempo una gemma di valore così inestimabile in mezzo al fango abominevole del mio cuore” (Ibid., II,5, p. 100s).
In particolare due favori le sono cari più di ogni altro, come Gertrude stessa scrive: “Le stimmate delle tue salutifere piaghe che mi imprimesti, quasi preziosi monili, nel cuore, e la profonda e salutare ferita d’amore con cui lo segnasti. Tu mi inondasti con questi Tuoi doni di tanta beatitudine che, anche dovessi vivere mille anni senza nessuna consolazione né interna né esterna, il loro ricordo basterebbe a confortarmi, illuminarmi, colmarmi di gratitudine. Volesti ancora introdurmi nell’inestimabile intimità della tua amicizia, aprendomi in diversi modi quel sacrario nobilissimo della tua Divinità che è il tuo Cuore divino […]. A questo cumulo di benefici aggiungesti quello di darmi per Avvocata la santissima Vergine Maria Madre Tua, e di avermi spesso raccomandata al suo affetto come il più fedele degli sposi potrebbe raccomandare alla propria madre la sposa sua diletta” (Ibid., II, 23, p. 145).
Protesa verso la comunione senza fine, conclude la sua vicenda terrena il 17 novembre del 1301 o 1302, all’età di circa 46 anni. Nel settimo Esercizio, quello della preparazione alla morte, santa Gertrude scrive: “O Gesù, tu che mi sei immensamente caro, sii sempre con me, perché il mio cuore rimanga con te e il tuo amore perseveri con me senza possibilità di divisione e il mio transito sia benedetto da te, così che il mio spirito, sciolto dai lacci della carne, possa immediatamente trovare riposo in te. Amen” (Esercizi, Milano 2006, p. 148).
Mi sembra ovvio che queste non sono solo cose del passato, storiche, ma l’esistenza di santa Gertrude rimane una scuola di vita cristiana, di retta via, e ci mostra che il centro di una vita felice, di una vita vera, è l’amicizia con Gesù, il Signore. E questa amicizia si impara nell’amore per la Sacra Scrittura, nell’amore per la liturgia, nella fede profonda, nell’amore per Maria, in modo da conoscere sempre più realmente Dio stesso e così la vera felicità, la meta della nostra vita.