Preghiera “Sub tuum praesidium confugimus”

Il più antico tropàrion cristiano a Maria, Madre di Gesù, risalente al III secolo, subs Tuum Praesidium (sotto la tua protezione) è ancora presente in tutti i principali riti liturgici cristiani. Si riferisce alla pratica della comunità di rivolgersi alla Signora dell’antichità, conosciuta come la Madre di Dio, la Genitrice di Dio, per ottenere assistenza nei momenti di bisogno. Il testo ha trasmesso efficacemente l’aiuto della Vergine.

Nei salmi vediamo la stessa condizione spirituale degli individui che vediamo nel testo. Questi salmi, che invocano un aiuto immediato da parte di Gesù liberatore, sono in contrasto con altri salmi che chiedono aiuto a Dio (Salmi 16:27, 30:58-60, e soprattutto 17:3[5], 90:1, 114:2-5, 142:9). In questi salmi vediamo il fervente desiderio di liberazione che caratterizza il popolo di una nazione perseguitata: Essi anelano alla salvezza come risultato delle persecuzioni di Valeriano e di Decio (Cipriano fu assassinato in Africa sotto Valeriano, e Papa Sisto II e il diacono Lorenzo furono perseguitati a Roma sotto Decio), e a causa dell’associazione tra i martiri di Cipriano in Africa e quelli di Papa Sisto II e di Lorenzo a Roma, è probabile che si veda un collegamento con le persecuzioni di Decio (anch’esse in Africa).

Il Sub Tuum praesidium nel rito romano

La formula si trova nell’Antifonario di Compiègne (IX-X secolo), che comprende antifone intercalate tra i diversi versetti del Benedictus (Antifonario di Compiègne, IX-X secolo) per la festa dell’Assunzione di Maria. André Wilmart ha identificato un ufficio per i sette dolori di Maria, che Innocenzo IV ha composto per ogni parte e che include Sub Tuom praesidium come preghiera di apertura. Attualmente, oltre che alla conclusione delle litanie lauretane, questa preghiera viene aggiunta alle invocazioni con cui si conclude la Compieta nella Liturgia delle Ore.

Giovanni Bosco, in particolare, era devoto alla Madonna e recitava spesso questa preghiera e ne raccomandava la recita ai suoi salesiani, così come la litania Maria, aiuto dei cristiani (Maria, auxilium Christianorum). La melodia, nel modo VII, unisce la fiducia e l’abbandono con la richiesta di un aiuto immediato nella sua semplicità quasi sillabica.

Sub tuum praesidium

Sub tuum praesídium confúgimus,
sancta Dei Génetrix;
nostras deprecatiónes ne despícias
in necessitátibus;
sed a perículis cunctis
líbera nos semper,
Virgo gloriósa et benedícta.

Sotto la tua protezione

Sotto la tua protezione
cerchiamo rifugio,
santa Madre di Dio:
non disprezzare le suppliche
di noi che siamo nella prova,
ma liberaci da ogni pericolo,
o Vergine gloriosa e benedetta.

Il Sub Tuum praesidium (in italiano: sotto la Tua protezione) è il più antico tropàrion devozionale cristiano a Maria, Madre di Gesù, risalente al III secolo e ancora oggi usato in tutti i principali riti liturgici cristiani. È un’invocazione collettiva che lascia intravedere la consuetudine, da parte della comunità cristiana, di rivolgersi direttamente alla Madonna, che fin dalla remota antichità è chiamata Θεοτόκos, Dei Genetrix, Madre di Dio, invocando il suo aiuto nelle ore difficili. Il testo del Sub Tuum Praesidium esprime con efficacia la fiducia nell’intercessione della Vergine.

Questa preghiera era già presente nella liturgia copta natalizia del III secolo. Dal luogo originale, l’Egitto, che ospitò la sacra Famiglia, il Sub Tuum praesidium col passare dei secoli si è diffuso in tutto il mondo cattolico. Ad oggi è usata in tutte le principali liturgie (fra cui si ricordano come principali la Greca e sue diramazioni, la Bizantina e sue diramazioni, l’Ambrosiana e la Romana).

Il termine praesidium è termine tecnico del lessico militare e significa esattamente “luogo difeso da presidio militare”. La Vergine Maria dunque è il Presidio dei cristiani, è la Madre a Cui ci si rivolge, perché si è sicuri che si verrà sempre ascoltati e sostenuti, soprattutto nei momenti più difficili. In questa antifona infatti è molto evidente la potenza dell’intercessione della Madonna presso il Figlio Gesù.

L’archeologia conferma il ruolo particolare di Maria sin dai primi tempi della vita della Chiesa Cattolica: oltre alla testimonianza di questa preghiera, si può ricordare il famoso esempio dell’epitaffio nelle catacombe di Priscilla, a Roma, databile secondo la studiosa Margherita Guarducci alla fine del II secolo, oppure i graffiti rinvenuti nel santuario dell’Annunciazione a Nazaret. Queste scoperte attestano come il particolare culto prestato alla Vergine (iperdulia) fosse già vivo nei primi cristiani, ben prima del concilio di Efeso del 431, in cui veniva definitivamente riconosciuta da un dogma la maternità divina di Maria (Theotokos, come nel testo originale). Con la chiara affermazione della Maternità divina di Maria il Sub Tuum praesidium ha una manifesta allusione (che si perde nella traduzione della liturgia romana, quindi nella versione italiana attuale) anche alla Sua Verginità perpetua nonché alla Sua Immacolata concezione, proclamando la Santa Vergine come la “sola pura” e la “sola casta e benedetta”.

Secondo alcune voci, lo stesso ritardo nella pubblicazione (passano più di vent’anni fra il 1917 dell’acquisto del papiro e il 1938 della sua diffusione) fu dovuto a una sorta di “imbarazzo confessionale”, poiché Colin Roberts, l’eminente papirologo che provvide alla pubblicazione era un convinto protestante e quel documento smentiva quello che avevano affermato i teologi della Riforma a proposito di Maria.

La teologia protestante, infatti, aveva sempre sostenuto che il culto alla Vergine fosse un fenomeno tardivo: per tali ragioni il professor Roberts cercò di cautelarsi, dicendosi sicuro che il papiro doveva risalire ad un’epoca posteriore al sovracitato Concilio di Efeso. In realtà, furono i suoi colleghi stessi a smentirlo e oggi c’è unanimità nel riconoscere che quel testo non può risalire oltre il III secolo: la data più probabile è attorno al periodo della persecuzione di Decio.