Meditazione del Mercoledì

La meditazione del mercoledì si apre con una riflessione sulla morte e su come possiamo mediare nella nostra vita questo argomento che sicuramente rimane molto ostico.

Una meditazione settimanale che si inserisce nel cammino della vita e nella nostra quotidianità.

Come recitare e come organizzare la meditazione del Mercoledì

In questo giorno rifletterai sul passaggio della morte, poiché questa è una delle considerazioni più utili per acquisire vera saggezza, sfuggire al peccato e iniziare a prepararsi in anticipo per il resoconto finale.

Pertanto, considera innanzitutto quanto incerta sia l’ora in cui la morte ti sorprenderà, poiché non sai né il giorno, né l’ora, né le condizioni in cui ti raggiungerà. Tuttavia, puoi essere certo solo che devi morire. Tutto il resto è incerto, tranne il fatto che di solito la morte giunge quando l’uomo ci pensa meno e ne ha meno memoria.

Rifletti in secondo luogo sulla separazione che avverrà non solo da tutte le cose amate, ma anche tra l’anima e il corpo, che sono stati uniti finora. Se consideriamo così grave la sfortuna dell’esilio dalla propria patria e dal luogo nativo, anche quando l’esule può portare con sé tutto ciò che ama, quanto più grave sarà l’esilio universale da tutte le cose del proprio ambiente domestico, dagli affari personali, dagli amici, dal padre, dalla madre, dai figli e da questa luce e aria che sono patrimonio di tutti? Se un bue si lamenta quando viene separato dal compagno con cui ha arato, quale lamentela emergerà nel tuo cuore quando ti separeranno da tutti coloro con cui hai condiviso il peso di questa vita?

Considera anche la pena che l’uomo affronta quando diventa evidente dove finiranno il corpo e l’anima dopo la morte. Per quanto riguarda il corpo, sai già che non avrà un destino migliore di una fossa lunga sette piedi, insieme agli altri morti, ma per quanto riguarda l’anima non sai con certezza ciò che accadrà né quale destino le spetterà. Questa è una delle maggiori angosce che dobbiamo affrontare: sapere che c’è gloria o pena eterna e non sapere quale di questi diversi destini ci attende.

Segue a ciò un’angoscia non meno significativa, ovvero il resoconto che dobbiamo dare, così spaventoso da far tremare anche i più forti.

Si racconta di Arsenio che, quando si avvicinava alla morte, cominciò ad avere paura e i suoi discepoli gli chiesero: “Padre, anche tu ora hai paura?” E lui rispose: “Figli miei, questa paura non mi è nuova, perché ho sempre vissuto con essa.”

In quel momento, tutti i peccati della vita passata si presentano all’uomo come un’armata di nemici che incombe su di lui. Quanto più gravi sono stati e quanto più piacere ne ha tratto, tanto più vividamente si manifestano e sono causa di un timore ancora più grande.

Quanto amara è allora la memoria dei piaceri passati che un tempo sembravano così dolci! Con ragione il saggio ha detto: “Non fissare il vino quando è rosso, quando brillante nel bicchiere, perché, anche se sembra dolce al momento di berlo, alla fine morde come un serpente velenoso e diffonde il suo veleno come un basilisco” (Proverbi 23, 31-32). Questo è il sedimento della bevanda velenosa del nemico, questo è il fondo del calice dorato di Babilonia.

A quel punto, l’uomo miserabile, circondato da tanti accusatori, inizia a temere quel giudizio e a riflettere: “Povero me, mi sono così ingannato e ho percorso questa strada. Cosa succederà a causa delle mie azioni in quel giudizio?”

Se san Paolo dice che l’uomo raccoglierà ciò che ha seminato (Galati 6, 8), io che ho seminato solo per soddisfare i desideri carnali, cosa spero di raccogliere se non corruzione?

Se san Giovanni dice che nella sublime città, tutta d’oro fuso, nulla di sporco potrà entrare (Apocalisse 21, 27), cosa dovrebbe aspettarsi chi ha vissuto in modo tanto sporco e depravato?

A tale scopo ci sono i sacramenti della Confessione, della Comunione e dell’Estrema Unzione, che costituiscono l’ultimo aiuto che la Chiesa può offrire in quel momento difficile. Pertanto, sia in questo momento che negli altri, rifletti sulle ansie e le angosce che l’uomo destinato a soffrire per una vita malvissuta dovrà affrontare, e quanto vorrebbe allora avere percorso una strada diversa, che vita vorrebbe condurre se gli fosse concesso il tempo, come si sforzerebbe di invocare Dio, anche se le pene e le sofferenze dell’agonia glielo consentissero appena.

Infine, considera quanto siano spaventosi e temibili gli ultimi travagli della malattia, che sono messaggeri della morte stessa. Il petto si gonfia per il dolore, la voce si fa roca, i piedi perdono forza, le ginocchia si irrigidiscono, le narici si restringono, gli occhi diventano profondi, il volto, ormai morto, si immobilizza, la lingua non riesce più a svolgere il suo compito e infine, nell’angoscia dell’anima che sta lasciando il corpo, tutti i sensi turbati perdono forza e significato. Ma è soprattutto l’anima a soffrire maggiormente, poiché combatte, agonizza, cerca di restare e teme il resoconto che si sta preparando. Naturalmente, l’anima rifiuta di andarsene, vorrebbe rimanere e teme il resoconto.

Dopo che l’anima ha lasciato il corpo, ti restano ancora due strade da percorrere: una per accompagnare il corpo fino alla sepoltura e l’altra per seguire l’anima fino alla sua destinazione finale.

Considera ciò che accade lungo ognuna di queste strade.

Osserva come rimane il corpo quando l’anima lo abbandona, come viene vestito per il funerale e come viene portato via da casa. Rifletti sulla sepoltura e su tutto ciò che la accompagna: il suono delle campane, le domande di tutti sul defunto, i riti e i canti tristi della Chiesa, il corteo funebre e il dolore degli amici, e infine tutti gli altri dettagli che caratterizzano quei momenti, fino a quando il corpo viene lasciato nella tomba, dove rimarrà sepolto nella terra dell’oblio eterno.

Dopo aver lasciato il corpo nella sepoltura, mettiti alle spalle dell’anima e osserva quale strada intraprende in quella regione sconosciuta e dove alla fine si fermerà e verrà giudicata.

Immagina di essere già presente a quel giudizio e che tutta la corte celeste sia attenta alla sentenza, in cui ogni cosa sarà presa in considerazione, fino all’ultimo dettaglio. Lì verrà richiesta un’accounting della vita, delle ricchezze della famiglia, delle ispirazioni divine e dei mezzi che abbiamo avuto per condurre una buona vita, e soprattutto del sangue di Cristo. Ognuno sarà giudicato in base al resoconto che potrà fornire di ciò che ha ricevuto.