Meditazione del Venerdì – Le pene dell’inferno

Il venerdì diventa un giorno di riflessione, conosciamo l’importanza del venerdì nel mondo cattolico e nella vita dell’uomo. La nostra meditazione del venerdì inizia a lavorare sul pensiero delle pene dell’inferno, si collega con la meditazione del mercoledì che affronta la morte in modo sereno.

Come fare la meditazione del Venerdì e come organizzarla

In questo giorno mediterai sulle pene dell’inferno per rafforzare il timore di Dio e l’odio verso il peccato nella tua anima.

In questo terribile luogo, le principali pene che si sperimentano sono due: una di senso e una di danno. Riguardo alla prima, immagina che non ci sarà alcun senso, né dentro né fuori dell’anima, che non sia afflitto dal suo proprio tormento. Poiché i malvagi hanno offeso Dio con tutte le loro membra e sensi, trasformando tutto in strumento per servire il peccato, ognuno soffrirà con un tormento proprio e pagherà per ciò che ha meritato.

Quindi, gli occhi adulteri e disonesti subiranno una visione orribile del peccato, le orecchie che hanno ascoltato menzogne e parole turpi sentiranno perpetue bestemmie e gemiti. Le narici che hanno bramato profumi e odori sensuali saranno colme di un fetore intollerabile. Il gusto che si è compiaciuto di cibi raffinati e golosità sarà tormentato dalla sete e dalla fame insaziabile. La lingua calunniatrice e blasfema sarà amareggiata dal fiele.

Il tatto che amava le delicatezze si immergerà nelle gelide acque del fiume Cocito, come afferma Giobbe, tra gli ardori e le fiamme del fuoco. L’immaginazione sarà tormentata dalle impressioni dei dolori presenti, la memoria conserverà il ricordo dei piaceri passati, l’intelletto anticiperà i futuri mali, e la volontà sperimenterà una grandissima ira e rabbia che i malvagi proveranno verso Dio.

Infine, in quel luogo si uniranno tutti i mali e tormenti che si possono immaginare. Come afferma san Gregorio, ci saranno freddo insopportabile, fuoco inestinguibile, tarli invincibili, fetore intollerabile, tenebre fitte, colpi dei torturatori, visioni di demoni, confusione del peccato e la disperazione di ogni bene (Lib. 9, Maral, 46).

Immagina l’inferno come un luogo oscuro e tenebroso, come un lago di fuoco o una città in fiamme, piena di gemiti e lamenti. In questo luogo, le anime patiscono due tipi di pena: una di senso e una di danno.

La pena di senso riguarda tutti i sensi e le membra dell’anima. Gli occhi vedranno l’orrore del peccato, le orecchie udranno bestemmie e gemiti, il gusto proverà sete e fame insaziabili, la lingua sperimenterà amarezza, il tatto sarà immerso in gelo e fuoco, l’immaginazione sarà tormentata dai dolori presenti, la memoria dai piaceri passati, l’intelletto prevederà i futuri mali e la volontà brucerà d’ira contro Dio.

Ma la pena più grande dell’inferno è la pena di danno, che consiste nell’essere privati per sempre della vista di Dio e della sua gloriosa presenza. Questa privazione è il più grande male, poiché priva l’anima del bene supremo.

Ogni condannato patirà queste pene generali, ma ci saranno anche pene specifiche in relazione alla natura del proprio peccato. Il superbo sperimenterà umiliazione, l’invidioso gelosia, l’avaro indigenza e così via. La pena sarà proporzionata al piacere derivato dal peccato, e la mortificazione sarà adeguata alla superbia, l’indigenza all’avarizia, la fame e la sete alla lussuria e all’abbondanza goduta.

Queste pene sono aggravate dall’eternità della sofferenza. Non ci sarà fine, sollievo o speranza di cessazione. L’eternità della sofferenza rende tutto insopportabile, come un’esistenza senza fine, un’esilio irrevocabile o un cilicio permanente.

Rifletti su questa eternità di sofferenza, che non cessa mai e non si attenua. Le loro pene sono incommensurabili con la gloria eterna di Dio. Mentre Dio esiste, loro soffrono, e se Dio smettesse di essere ciò che è, cesserebbero di esistere. Questa durata eterna e senza fine è ciò su cui devi concentrarti e meditare.

Ricorda le parole del Vangelo: “Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno” (Matteo 24, 35). Questa è la verità eterna.