Racconti di un Pellegrino Russo

Il libro “Racconti di un pellegrino russo” fu pubblicato per la prima volta a Kazan nel 1881 e oggi è diventato il più famoso e diffuso libro sulla spiritualità russa. In questo articolo esploriamo chi era il pellegrino russo e quali sono stati i suoi racconti.

I racconti di un pellegrino russo

I Racconti di un pellegrino russo è un testo ascetico, scritto fra il 1853 e il 1861 da un anonimo russo. Esso divulgò la pratica mistica della preghiera interiore perpetua, la preghiera del cuore ed è assieme alla Filocalia una delle opere più diffuse prodotte dalla spiritualità ortodossa. Viene spesso pubblicato assieme ad una continuazione anonima intitolata “Il pellegrino continua la sua via”.

I racconti di un pellegrino russo: l’origine

L’origine del racconto è sconosciuta. La redazione è successiva al 1853 perché cita la guerra di Crimea e antecedente il 1861, quando ebbe luogo la liberazione dei servi della gleba russi. L’opera fu pubblicata per la prima volta a Kazan, in Russia, nel 1881 con il titolo “Откровенные рассказы странника духовному своему отцу” – letteralmente, “Resoconto sincero di un pellegrino al suo padre spirituale”.

Il protagonista è per l’appunto un pellegrino che attraversa l’Ucraina e la Russia portando con sé solo pane secco e la Bibbia. Partecipando a una messa resta molto colpito dall’esortazione di San Paolo a “pregare incessantemente” (1Tes 5,17) e si mette alla ricerca di chi gli insegni come fare a vivere la vita di ogni giorno e contemporaneamente avere la propria mente continuamente rivolta a Dio in preghiera. Incontra, infine, uno “starets” che gli insegna a ripetere incessantemente: “Signore Gesù Cristo, figlio di Dio, abbi pietà di me, peccatore!, “una frase adattata dal vangelo (Lc 18,13). Quando poco dopo il santo monaco muore lasciandogli il proprio rosario, il pellegrino riprende il viaggio completando il proprio bagaglio con l’acquisto di una copia consunta della Filocalia, il libro che insegna l’esicasmo. Nei capitoli successivi si mostra il progresso spirituale del pellegrino e gli insegnamenti che trae dall’interazione con le persone che incontra nel suo cammino.

Tuttavia, nella prefazione dell’edizione del 1884 è probabile che ci possano essere le risposte relative alle comuni domande che possono trovare alcune brevi risposte, ovvero: Chi ha scritto il pellegrino russo? Dove avviene la narrazione e in quale momento?

I testi del racconto del pellegrino russo sono la trascrizione di un monaco che li aveva in possesso e che viveva sul Monte Athos, deceduto poi il 26 agosto 1883. Pertanto, i raccolti del pellegrino russo furono pubblicati per soddisfare il desiderio di molti devoti, seppur non si conosce però l’autore.

Per quanto riguarda in quale circostanza sono stati scritti i racconti del pellegrino russo, in realtà non si sa esattamente, anche se potrebbe essere che i fatti si siano svolti in questo modo: il pellegrino russo giunge a Irkutsk dove risiede da un uomo devoto ai suoi pellegrini, fino a quando non scioglierà il suo voto sulla tomba di Sant’Innocenzo, ricevendo quindi dal fedele le informazioni per raggiungere Gerusalemme.

Nel mentre il pellegrino russo, trova una guida spirituale e vedendo in lui l’orazione della Preghiera di Gesù glie viene chiesto come abbia imparato.

Ecco perché l’episodio della narrazione inizia spiegando come il Pellegrino russo abbia imparato questa disciplina la “Preghiera di Gesù” dal maestro, anziché parlare della sua vita personale. Questo argomento inizia a trattarlo a partire dal terzo racconto ma in modo marginale.

Ad ogni modo non riesce a raccontare proprio tutto, ma narra solamente la metà dei suoi esercizi nella sacra scienza della Preghiera di Gesù, perché viene interrotto dalla morte del maestro, mentre la seconda parte degli esercizi avviene tramite l’aiuto degli scritti dei santi Padri.

Il secondo racconto tratta del tema sopra menzionato e si conclude con l’arrivo nella città finale. Il terzo racconto, breve ma significativo, funge da congedo prima del viaggio verso Gerusalemme. Durante i preparativi per il viaggio, il Pellegrino russo fa un’ultima visita al suo mentore spirituale e, in risposta a una domanda posta da quest’ultimo, sintetizza brevemente la sua vita.

Il quarto racconto del pellegrino russo inizia casualmente. Il Pellegrino, che sta per partire, rimane inaspettatamente in città per alcuni giorni. Non può resistere alla tentazione di fare ancora una visita al suo mentore, il quale gli chiede di condividere ulteriori episodi edificanti che ha vissuto durante i suoi viaggi.

I quattro racconti del pellegrino russo sono stati arricchiti da “Le tre chiavi al tesoro dell’orazione interiore” e da insegnamenti di noti Santi Padri che si sono dedicati all’insegnamento della Preghiera di Gesù, come Simone il Nuovo Teologo, Gregorio il Sinaita, Niceforo il Monaco, e gli eremiti Ignazio e Callisto (parte prima). Inoltre, sono stati inclusi brevi sermoni di altri Padri, tra cui Esichio di Gerusalemme, sacerdote di Gerusalemme, Filoteo il Sinaita, il metropolita Filippo, Teolepto, e i detti di Barsanufio il Grande e di Giovanni, suo collaboratore. Questi elementi contribuiscono alla storia complessiva dei racconti.

La preghiera di Gesù, interiore e costante, è l’invocazione continua e ininterrotta del nome di Gesù con le labbra, con il cuore e con l’intelligenza, nella certezza della sua presenza in ogni luogo, in ogni tempo, anche durante il sonno. Si esprime con queste parole: “Signore Gesù Cristo, abbiate pietà di me!”
Chi si abitua a questa invocazione ne riceve gran consolazione e prova il bisogno di dire sempre questa preghiera; dopo un po’ di tempo, non può più vivere senza ed essa scorre in lui da sola.

Il libro ottenne un grande successo e fu tradotto in numerose lingue. In effetti, i lettori del racconto iniziarono a cercare anche la Filocalia, che era stata menzionata dal Pellegrino.


Qual è la preghiera del pellegrino russo?

La preghiera del pellegrino russo, menzionata nel libro omonimo scritto da Ignazio Brianchaninov, è la seguente:

“Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore.” Questa preghiera breve, nota anche come “Preghiera di Gesù” o “Preghiera del Cuore“, è una pratica molto diffusa nella tradizione spirituale ortodossa. Il pellegrino russo nel libro adotta questa preghiera come una formula semplice e potente per mantenere viva la sua connessione con Dio e pregare incessantemente nel suo cuore durante tutto il giorno.

Tuttavia, qual è il modo migliore per rispondere all’invito di San Paolo a pregare incessantemente? Durante un lungo viaggio, il pellegrino russo trova la sua risposta decidendo di custodire nel profondo del suo cuore la preghiera di Gesù.

“La ventiquattresima domenica dopo la Trinità sono entrato in chiesa per pregare mentre si recitava l’Ufficio; si leggeva l’Epistola dell’Apostolo ai Tessalonicesi, in quel passo dove è detto: Pregate senza posa. Quella parola penetrò profondamente nel mio spirito, e mi chiesi come sarebbe stato possibile pregare senza posa dal momento che ognuno di noi deve occuparsi di tanti lavori per sostenere la propria vita. Ho cercato nella Bibbia e ho letto con i miei occhi proprio quel che avevo inteso: Bisogna pregare senza posa (1 Ts 5,16), pregare con lo spirito in ogni occasione (Ef 6,18), pregare in ogni luogo alzando mani pure (1Tm 2,8). Avevo un bel riflettere, non sapevo proprio cosa decidere. Che fare? pensavo. Dove trovare qualcuno che mi possa spiegare quelle parole? Andrò nelle chiese dove predicano uomini di gran fama, e forse là troverò quel che cerco. E mi misi in cammino. […]

Così conversando, eravamo arrivati senza accorgercene fino all’eremo. Per non separarmi da quel saggio vecchietto e soddisfare tutto il mio desiderio, mi affrettai a dirgli:

– Vi prego, venerando Padre, spiegatemi che cosa è la preghiera interiore perpetua e come la si può imparare; vedo che voi ne avete un’esperienza profonda e sicura.

Lo starets accolse la mia domanda con bontà e mi invitò a rimanere con lui:

– Vieni da me, ti darò un libro dei Padri che ti farà comprendere in modo chiaro che cosa sia la preghiera e te la farà imparare con l’aiuto di Dio.

Entrammo nella sua cella e lo starets mi rivolse queste parole:

– La preghiera di Gesù, interiore e costante, è l’invocazione continua e ininterrotta del nome di Gesù con le labbra, con il cuore e con l’intelligenza, nella certezza della sua presenza in ogni luogo, in ogni tempo, anche durante il sonno. Si esprime con queste parole: “Signore Gesù Cristo, abbiate pietà di me!”

Chi si abitua a questa invocazione ne riceve gran consolazione e prova il bisogno di dire sempre questa preghiera; dopo un po’ di tempo, non può più vivere senza ed essa scorre in lui da sola. […]

E ora eccomi pellegrino, recitando senza posa la preghiera di Gesù che mi è più cara e più dolce di ogni altra cosa al mondo. Talvolta percorro più di settanta verste in un giorno e non mi accorgo di camminare; sento soltanto che recito la preghiera. Quando un freddo violento mi colpisce, recito la preghiera con maggiore attenzione e ben presto mi sento caldo e confortato. Se la fame si fa troppo insistente, invoco più spesso il nome di Gesù Cristo e non mi ricordo più di aver avuto fame. Se mi sento male e la schiena o le gambe mi dolgono, mi concentro nella preghiera e non sento più dolore. Quando qualcuno mi insulta, non penso che alla preghiera benefica di Gesù; immediatamente collera o pena svaniscono e dimentico tutto. Il mio spirito è diventato semplice, veramente. Non mi do pena di nulla, nulla mi occupa, nulla di quanto è esteriore mi trattiene; vorrei essere sempre in solitudine; per abitudine, non ho che un bisogno solo: recitare senza posa la preghiera, e quando lo faccio divento allegro. Dio sa che cosa si compie in me.”

(Racconti di un pellegrino russo, Primo Racconto)


Quali sono i racconti del pellegrino russo?

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