S. Faustina Kowalska 1905-1938 (La Divina Misericordia)

Maria Faustina Kowalska è stata una religiosa polacca appartenente alla congregazione delle Suore della Beata Vergine Maria della Misericordia.

È nota per essere stata una fervente propagatrice della devozione a Gesù misericordioso, contribuendo notevolmente alla diffusione di questa forma di spiritualità all’interno della Chiesa cattolica.

Nel 2000, Maria Faustina Kowalska è stata elevata alla santità da Papa Giovanni Paolo II, attraverso il rito della canonizzazione. La sua figura è oggetto di venerazione in tutto il mondo e viene spesso riconosciuta come l’Apostola della Divina Misericordia, grazie al suo impegno nella diffusione della devozione a Gesù misericordioso.

Scopriamo più da vicino la storia di Santa Faustina Kowalska.

Santa Faustina Kowalska

Faustina Kowalska vide la luce in Polonia da Marianna e Stanislao Kowalski ed era la terza di dieci figli. Fu battezzata nella chiesa parrocchiale di San Casimiro con il nome di Elena. La sua famiglia era molto devota e la formazione religiosa di Maria Faustina ebbe inizio fin dalla tenera età. La sua vocazione religiosa si manifestò già all’età di sette anni.

Tuttavia, Maria Faustina Kowalska poté frequentare la scuola solo per poco più di tre anni. In seguito, ancora adolescente, lasciò la famiglia per lavorare come domestica ad Aleksandrów e a Łódź, con l’obiettivo di provvedere al proprio sostentamento e di sostenere la famiglia.

All’età di 18 anni, Maria Faustina Kowalska chiese ai suoi genitori il permesso di entrare in convento; tuttavia, la famiglia aveva bisogno del suo aiuto e non acconsentì alla sua richiesta. In questo periodo, Faustina Kowalska tentò di adempiere ai propri doveri familiari, trascurando però le ispirazioni spirituali che aveva ricevuto dalla grazia divina. Nel suo Diario, la Santa narra di un’esperienza significativa: durante un ballo al quale partecipava con la sorella, ebbe una visione di Gesù flagellato che le disse: “Quanto tempo ancora ti devo sopportare? Fino a quando continuerai a ingannarmi?”. Questo evento segnò un punto di svolta nella vita di Maria Faustina, che decise di intraprendere il cammino della vita religiosa.

Dopo aver ricevuto diverse rifiuti da numerosi conventi, Maria Faustina Kowalska fu finalmente ammessa, il 1º agosto del 1925, nella Congregazione delle Suore della Beata Vergine Maria della Misericordia a Varsavia. Il 30 aprile del 1926, iniziò il noviziato, ricevendo l’abito religioso e il nome di “Suor Maria Faustina“. Durante il suo periodo nella Congregazione, la Santa visse in diverse case, tra cui Cracovia, Płock e Vilnius, e svolse vari compiti, tra cui cuoca, giardiniera e portinaia, rispettando fedelmente la regola religiosa. Durante questo periodo, ebbe due direttori spirituali, don Michał Sopoćko a Vilnius e padre Józef Andrasz S.I. a Cracovia. Tuttavia, il suo stile di vita ascetico e i digiuni troppo severi indebolirono la sua salute, già precaria. Infatti, Maria Faustina si ammalò di tubercolosi e dovette essere ricoverata due volte in un sanatorio vicino a Cracovia.

La figura in questione è una persona che ha preferito mantenere una certa riservatezza; tuttavia, per i suoi devoti rappresenta un esempio di vita mistica intensa e significativa. Nel suo diario personale, essa ha riportato di aver ricevuto da Gesù il titolo di “Segretaria della Divina Misericordia“. Nel 1938, ha avuto un dialogo con Dio in cui si è lamentata del fatto che la sua congregazione non aveva nessuna santa, ottenendo come risposta: “…Tu sei quella santa” (Diario 1650). La sua vita si è conclusa il 5 ottobre 1938 alle ore 22:45 a Cracovia, all’età di 33 anni, in quello che lei stessa ha definito “il giorno della sua crociata”.

Secondo l’insegnamento della Chiesa cattolica, la figura in questione avrebbe ricevuto durante la sua vita molte grazie straordinarie, tra cui rivelazioni, visioni, stigmate nascoste, partecipazione alla passione del Signore, doni come l’ubiquità, la lettura delle anime, la profezia e persino il raro dono del fidanzamento e dello sposalizio mistico. Inoltre, essa avrebbe vissuto un contatto intenso e diretto con Dio, la Vergine Maria, gli angeli, i santi e le anime del purgatorio.

Nonostante la persona in questione abbia ricevuto molte grazie straordinarie, essa stessa ha sottolineato nel proprio “Diario” che né queste, né le rivelazioni, né le estasi, né alcun altro dono elargitole avrebbero potuto renderla perfetta. Per la Santa Faustina Kowalska la vera perfezione sarebbe costituita solo dall’unione intima della propria anima con quella di Dio, mentre i doni rappresenterebbero soltanto un ornamento dell’anima, ma non ne costituirebbero la sostanza né la perfezione. In tal senso, la sua santità e perfezione si baserebbero sulla stretta unione della sua volontà con quella di Dio (Diario p. 380).

Suor Faustina Kowalska Profezie

Ad Anna Maria Taigi viene attribuita l’origine della profezia dei “Tre giorni di buio”, la quale è stata successivamente ripresa da altri mistici, tra cui la beata Elena Aiello. Anche Santa Faustina Kowalska si è espressa in merito, tuttavia senza fornire dettagli riguardanti la durata degli eventi. Nel suo diario, infatti, la Santa ha documentato le rivelazioni di Gesù riguardo tale argomento.

«Scrivi questo: prima di venire come Giudice giusto, vengo come Re di Misericordia. Prima che giunga il giorno della giustizia, sarà dato agli uomini questo segno in cielo: si spegnerà ogni luce in cielo e ci sarà una grande oscurità su tutta la terra. Allora apparirà in cielo il segno della Croce e dai fori, dove furono inchiodati i piedi e le mani del Salvatore, usciranno grandi luci che per qualche tempo illumineranno la terra. Ciò avverrà poco tempo prima dell’ultimo giorno».

Coroncina alla Divina Misericordia Maria Faustina Kowalska

La Divina Misericordia

Era la sera del 22 febbraio 1931, ecco cosa scrisse nel suo diario Santa Faustina Kowalska: “(…) stando nella mia cella, vidi il Signore Gesù vestito di una veste bianca: una mano alzata per benedire, mentre l’altra toccava sul petto la veste, che ivi leggermente scostata lasciava uscire due grandi raggi, rosso l’uno e l’altro pallido. Muta tenevo gli occhi fissi sul Signore; l’anima mia era presa da timore, ma anche da gioia grande.

Dopo un istante Gesù mi disse:
Dipingi un’immagine secondo il modello che vedi, con sottoscritto: Gesù, confido in Te! Desidero che questa immagine venga venerata prima nella vostra cappella, e poi nel mondo intero.
Prometto che l’anima che venererà quest’immagine, non perirà. Prometto pure già su questa terra, ma in particolare nell’ora della morte, la vittoria sui nemici. Io stesso la difenderò come mia propria gloria.” «Questa immagine – ha detto inoltre Gesù – deve ricordare le esigenze della Mia Misericordia, poiché anche la fede più forte non serve a nulla senza le opere» (Diario, p. 457).

Mentre pregavo udii interiormente queste parole:
“ I due raggi rappresentano il Sangue e l’Acqua. Il raggio pallido rappresenta l’Acqua che giustifica le anime; il raggio rosso rappresenta il Sangue che è la vita delle anime…Entrambi i raggi uscirono dall’intimo della mia Misericordia, quando sulla Croce il mio Cuore, già in agonia, venne squarciato con la lancia. Tali raggi riparano le anime dallo sdegno del Padre mio. Beato colui che vivrà alla loro ombra, poiché non lo colpirà la giusta mano di Dio”.
“Non negherò nulla all’anima che Mi prega in nome della Mia Passione. Un ‘ora di meditazione sulla Mia dolorosa Passione ha un merito maggiore di un anno intero di flagellazioni a sangue.”

Promessa generale

Per la recita di questa coroncina Mi piace concedere tutto cio’ che Mi chiederanno.

Promesse particolari

  1. Chiunque reciterà la Coroncina alla Divina Misericordia otterrà tanta misericordia nell’ora della morte – cioè la grazia della conversione e la morte in stato di grazia – anche se si trattasse del peccatore più incallito e la recita una volta sola… (Quaderni…, II, 122)
    2) Quando verrà recitata vicino agli agonizzanti, mi metterò fra il Padre e l’anima agonizzante non come giusto Giudice, ma come Salvatore misericordioso. Gesù ha promesso la grazia della conversione e della remissione dei peccati agli agonizzanti in conseguenza della recita della Coroncina da parte degli stessi agonizzanti o degli altri (Quaderni…, II, 204 – 205)
    3) Tutte le anime che adoreranno la Mia Misericordia e reciteranno la Coroncina nell’ora della morte non avranno paura. La Mia Misericordia li proteggerà in quell’ultima lotta (Quaderni…, V, 124).
    Poiché queste tre promesse sono molto grandi e riguardano il momento decisivo del nostro destino, Gesù rivolge proprio ai sacerdoti un appello affinché consiglino ai peccatori la recita della Coroncina alla Divina Misericordia come ultima tavola di salvezza.
    “Con essa otterrai tutto, se quello che chiedi è conforme alla Mia volontà.”

L’ora della Misericordia

Nell’ottobre 1937 a Cracovia, in circostanze non meglio specificate da Suor Faustina, Gesù ha raccomandato di onorare l’ora della propria morte, che lui stesso ha chiamato “un’ora di grande misericordia per il mondo intero” (Q. IV pag. 440). “In quell’ora – ha detto successivamente – fu fatta grazia al mondo intero, la misericordia vinse la giustizia” (Q V, pag. 517).
Gesù ha insegnato a suor Faustina come celebrare l’ora della Misericordia e ha raccomandato di:
· invocare la misericordia di Dio per tutto il mondo, soprattutto per i peccatori;
· meditare la Sua passione, soprattutto l’abbandono nel momento dell’agonia e, in quel caso ha promesso la grazia della comprensione del suo valore.
· Consigliava in modo particolare: “in quell’ora cerca di fare la Via Crucis, se i tuoi impegni lo permettono e se non puoi fare la Via Crucis entra almeno per un momento in cappella ed onora il mio Cuore che nel SS.mo Sacramento è pieno di misericordia. E se non puoi andare in cappella, raccogliti in preghiera almeno per un breve momento là dove ti trovi” (Q V, pag. 517).
Gesù ha fatto notare tre condizioni necessarie perché le preghiere in quell’ora siano esaudite:
· la preghiera deve essere diretta a Gesù
· dovrebbe aver luogo alle tre del pomeriggio;
· deve riferirsi ai meriti della Sua dolorosa passione.
“In quell’ora – dice Gesù – non rifiuterò nulla all’anima che Mi prega per la Mia Passione” (Q IV, pag. 440). Bisogna aggiungere ancora che l’intenzione della preghiera deve essere in accordo con la Volontà di Dio, e la preghiera deve essere fiduciosa, costante e unita alla pratica della carità attiva verso il prossimo, condizione di ogni forma del Culto della Divina Misericordia.

Coroncina della Divina Misericordia

Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.
Padre Nostro, Ave Maria, Credo.

Sui grani del Padre Nostro si dice:
Eterno Padre, io Ti offro il Corpo e il Sangue, l’Anima e la Divinità del Tuo dilettissimo Figlio, Nostro Signore Gesù Cristo, in espiazione dei nostri peccati e di quelli del mondo intero.

Sui grani dell’Ave Maria si dice:
Per la Sua dolorosa Passione, abbi misericordia di noi e del mondo intero.

Alla fine, si dice tre volte:
Santo Dio, Santo Forte, Santo Immortale, abbi pietà di noi e del mondo intero.
E si termina con l’invocazione
O Sangue e Acqua, che scaturisti dal Cuore di Gesù come sorgente di misericordia per noi, confido in Te
Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

La festa e la novena

È la più importante di tutte le forme di devozione alla Divina Misericordia, Gesù parlò per la prima volta del desiderio di istituire questa festa a suor Faustina a Płock nel 1931, quando le trasmetteva la sua volontà per quanto riguardava il quadro: “Io desidero che vi sia una festa della Misericordia. Voglio che l’immagine, che dipingerai con il pennello, venga solennemente benedetta nella prima domenica dopo Pasqua; questa domenica deve essere la festa della Misericordia” (Q. I, p. 27).

Negli anni successivi – secondo gli studi di don I. Rozycki – Gesù è ritornato a fare questa richiesta addirittura in 14 apparizioni definendo con precisione il giorno della festa nel calendario liturgico della Chiesa, la causa e lo scopo della sua istituzione, il modo di prepararla e di celebrarla come pure le grazie ad essa legate.

La scelta della prima domenica dopo Pasqua ha un suo profondo senso teologico: indica lo stretto legame tra il mistero pasquale della Redenzione e la festa della Misericordia, cosa che ha notato anche suor Faustina: “Ora vedo che l’opera della Redenzione è collegata con l’opera della Misericordia richiesta dal Signore” (Q. I, p. 46). Questo legame è sottolineato ulteriormente dalla novena che precede la festa e che inizia il Venerdì Santo.
Gesù ha spiegato la ragione per cui ha chiesto l’istituzione della festa: “Le anime periscono, nonostante la Mia dolorosa Passione (…). Se non adoreranno la Mia misericordia, periranno per sempre” (Q. II, p. 345).

La preparazione alla festa deve essere una novena, che consiste nella recita, cominciando dal Venerdì Santo, della coroncina alla Divina Misericordia. Questa novena è stata desiderata da Gesù ed Egli ha detto a proposito di essa che “elargirà grazie di ogni genere” (Q. II, p. 294).

Per quanto riguarda il modo di celebrare la festa Gesù ha espresso due desideri:
– che il quadro della Misericordia sia quel giorno solennemente benedetto e pubblicamente, cioè liturgicamente, venerato;
– che i sacerdoti parlino alle anime di questa grande e insondabile misericordia Divina (Q. II, p. 227) e in tal modo risveglino nei fedeli la fiducia.
“Sì, – ha detto Gesù – la prima domenica dopo Pasqua è la festa della Misericordia, ma deve esserci anche l’azione ed esigo il culto della Mia misericordia con la solenne celebrazione di questa festa e col culto all’immagine che è stata dipinta” (Q. II, p. 278).

La grandezza di questa festa è dimostrata dalle promesse:
– “In quel giorno, chi si accosterà alla sorgente della vita questi conseguirà la remissione totale delle colpe e delle pene” (Q. I, p. 132) – ha detto Gesù. Una particolare grazia è legata alla Comunione ricevuta quel giorno in modo degno: “la remissione totale delle colpe e castighi”. Questa grazia – spiega don I. Rozycki – “è qualcosa di decisamente più grande che la indulgenza plenaria. Quest’ultima consiste infatti solo nel rimettere le pene temporali, meritate per i peccati commessi (…). È essenzialmente più grande anche delle grazie dei sei sacramenti, tranne il sacramento del battesimo, poiché‚ la remissione delle colpe e dei castighi è solo una grazia sacramentale del santo battesimo. Invece nelle promesse riportate Cristo ha legato la remissione dei peccati e dei castighi con la Comunione ricevuta nella festa della Misericordia, ossia da questo punto di vista l’ha innalzata al rango di “secondo battesimo”.

È chiaro che la Comunione ricevuta nella festa della Misericordia deve essere non solo degna, ma anche adempiere alle fondamentali esigenze della devozione alla Divina Misericordia” (R., p. 25). La comunione deve essere ricevuta il giorno della festa della Misericordia; invece, la confessione – come dice don I. Rozycki – può essere fatta prima (anche qualche giorno). L’importante è non avere alcun peccato.

Gesù non ha limitato la sua generosità solo a questa, anche se eccezionale, grazia. Infatti, ha detto che “riverserà tutto un mare di grazie sulle anime che si avvicinano alla sorgente della Mia misericordia”, poiché‚ “in quel giorno sono aperti tutti i canali attraverso i quali scorrono le grazie divine. Nessuna anima abbia paura di accostarsi a Me anche se i suoi peccati fossero come lo scarlatto” (Q. II, p. 267). Don I. Rozycki scrive che una incomparabile grandezza delle grazie legate a questa festa si manifesta in tre modi:
– tutte le persone, anche quelle che prima non nutrivano devozione alla Divina Misericordia e persino i peccatori che solo quel giorno si convertissero, possono partecipare alle grazie che Gesù ha preparato per la festa;
– Gesù vuole in quel giorno regalare agli uomini non solo le grazie salificanti, ma anche benefici terreni – sia alle singole persone sia ad intere comunità;
– tutte le grazie e benefici sono in quel giorno accessibili per tutti, a patto che siano chieste con grande fiducia (R., p. 25-26).
Questa grande ricchezza di grazie e benefici non è stata da Cristo legata ad alcuna altra forma di devozione alla Divina Misericordia.